Il calcio è uno degli sport più seguiti al mondo, e con l’aumento della tecnologia e la diffusione delle piattaforme digitali, maglia della juve 2024 il live streaming del calcio sta diventando sempre più popolare. Proprio in vista delle ripartizioni alla maniera cistercense, è necessaria ricordare che l’Abruzzo nel XIII secolo venne colonizzato da questo nuovo ordine monacale, che venne a contrapporsi ai Benedettini di Montecassino, con la fondazione dell’abbazia di Santa Maria di Casanova a Villa Celiera nel 1991. Nell’aquilano nel 1222 venne fondato il monastero di Santo Spirito d’Ocre, poi la grancia di Santa Maria del Monte a Campo Imperatore, dipendente da Casanova, l’abbazia-parrocchia di San Benedetto delle Carfasse ad Arischia nel 1303. Santa Maria di Casanova rappresenta il riferimento abruzzese del sistema di abbazia e rifattosi a quella di Ripalta sul Gargano a San Severo (1201), funzionali al processo della mena delle greggi. Le due sezioni storico-sincroniche evidenziano con chiarezza il transito dell’assetto riferibile all’ultimo quarto del XVI secolo, a quello sullo scorcio del XVIII secolo. L’assetto urbano sullo scorcio del XVI secolo era piuttosto diverso dall’attuale.
Il disegno urbano non resta definito dal solo tessuto viario, in quanto vi si integra un molteplice sistema di piazze e slarghi, gerarchizzato dalla scala urbana del capo-quarto (Santa Giusta, Santa Maria di Paganica, San Pietro, San Marciano), a quella del semplice locale (Piazza San Silvestro, Piazza San Flaviano, Piazza San Marco, Piazza San Domenico); altre piazze di alto rango sono quelle legate alla politica e all’economia, come Piazza Duomo o del Mercato, e Piazza Palazzo, dove si trova il Palazzo Margherita d’Austria, già del Capitano Regio. Su Piazza Santa Margherita, esattamente posta dietro il Palazzo comunale, prospettava sul lato settentrionale il Palazzo Conte di Montorio, residenza del tesoriere regio, sul lato occidentale si affacciava la piccola chiesa di Santa Margherita, poi ampiamente rifatta nel XVII secolo con l’istituzione in città della Compagnia del Gesù, appartenente al locale Forcella (1294), e la sede della Camera Aquilana, residenza degli eletti, il Magistrato e i Signori, che aveva acquistato funzione pubblica già nel 1495, ristrutturata e ampliata nel 1570 e il 1572, oggi pressoché a tutti nota come il Palazzetto dei Nobili. Quando una materia solida è consegnata al trasporto allo stato fuso, la designazione della merce deve essere completata dalla dicitura «fusa», a meno che questa non figuri già nella denominazione.
L’assetto urbano dell’Aquila sarebbe stato ispirato agli impianti di Beaumont-de-Lomagne (1279), Mirande (1281) o Solomiac (1323), bastides che si articolano con tracciati ortogonale, piazza del mercato al centro, spazialmente delineati dal disegno a isolati nel tessuto dentro le mura. Aquila. Fonticulano attribuisce al tessuto urbano quasi indistintamente una matrice geometrica a maglie ortogonali, che evidentemente non corrisponde alla realtà, se non per un richiamo alla strutturazione della città all’epoca angioina. La fiorente città s’avviava verso lo sviluppo, e si risolse la delicata questione del riconoscimento delle proprietà dei contadini degli originali «castra» di provenienza, proprio con l’assegnazione del locale dentro l’area delle mura, con il permesso di erezione della chiesa che sarebbe stata un duplicato della parrocchia dell’originale castello di appartenenza, per non disperdere le rendite e i possessi delle montagne, appartenendo proprio alla parrocchia. Lo storico Bernardino Cirillo, negli Annali della Città d’Aquila cita tutti i castelli che fondarono la città, e il numero raggiungeva quasi la novantina, malgrado oggi molti siti originali siano stati completamente stravolti dall’espansione edilizia, o addirittura scomparsi a causa dei catastrofici terremoti, come quello del febbraio 1703. Fatto sta che le rocche vere e proprie ancora oggi sono esistenti, ossia quelle di maggior pregio, i cui abitanti ebbero il privilegio e il potere economico di costruire nella città d’Aquila locali più espansi, mentre per altri castelli di minore importanza, come Vio, Genca, Gignano, Forfona, non resta poco più, nel tessuto odierno del centro storico aquilano, che il toponimo del locale stesso, mentre dei borghi esterni le mura sopravvive il borgo di San Pietro della Jenca (Genca) presso Assergi, mentre di quest’altri citati come esempio si conservano soltanto i toponimi e le ipotizzabili località dove sorgessero le case.
I Francescani s’insediarono dentro le mura, con il complesso monastico affacciato su Piazza Palazzo, che oggi costituisce il Palazzo del Convitto «Domenico Cotugno», ricavato nel 1878 dall’antico convento, inglobato nel nuovo edificio sul corso Vittorio Emanuele, i Celestini si insediarono sull’asse del corso Federico II con la chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, e poi presso la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria in Piazza San Biagio (prospiciente la facciata della Basilica di San Giuseppe Artigiano); i Domenicani nell’antico complesso di Palazzo Gaglioffi e della Beata Antonia (per cui esiste il monastero del Corpo di Cristo) in via Sassa. Ad occupare gli ampi spazi tra l’edificato e le mura, i complessi celestiniani di Sant’Agnese e San Basilio (oggi ex ospedale San Salvatore) a nord di Porta Paganica, quelli delle agostiniane di Santa Lucia (oggi sede dell’Opera salesiana don Bosco) e le Clarisse del convento di Santa Chiara di Acquili (presso via XX Settembre). Su Piazza Palazzo s’affacciavano, nel lato orientale, la chiesa convento di San Francesco a Palazzo, dove tra il 1879 e il 1893 fu allestita la biblioteca provinciale Salvatore Tommasi, insieme al liceo classico del Palazzo del Real Convitto; sul lato occidentale il Palazzo Margherita, esito del radicale intervento di ristrutturazione e ampliamento, la torre civica dell’orologio con la campana «reatinella», più alta prima del t»taglio ì» operato dagli spagnoli, che troncarono anche i campanili di Santa Maria Paganica e Santa Maria del Carmine, per evitare possibili rappresaglie degli aquilani contro il castello dell’Escrivà.
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